Il 9 marzo 1976, un vagoncino della funivia del Cermis precipita al suolo dopo un volo di 50 metri, trascinando nella sua tragica caduta nel vuoto 43 persone.
Il bilancio delle vittime è pesantissimo: quarantadue morti, gran parte dei quali giovanissimi, e una sola superstite, la studentessa milanese Alessandra Piovesana, salvata pare da una borsa e da due sci che le hanno fatto scudo. La vicenda giudiziaria nel 1981 arriva a condannare come unico colpevole il manovratore Carlo Schweizer e successivamente con un secondo iter processuale anche Aldo Gianmoena.
Era une delle ultime corse della giornata, da prendere al volo per tornare a valle dopo ore passate sugli piste da sci. Su quella cabina partita dall’Alpe del Cermis, sopra Cavalese, quel 9 marzo 1976, poco dopo le 17, c’erano 43 persone – 21 turisti provenienti da Amburgo, 11 italiani fra cui alcuni studenti di Milano, 7 austriaci, un francese, oltre al manovratore e alcuni operai dell’impianto.
Nello stesso posto 22 anni più tardi, una nuova tragedia, il 3 febbraio 1998 un aereo militare americano volando a bassa quota e ad altissima velocità, trancia i cavi della funivia che da Cavalese porta al monte Cermis.
Questo articolo è stato letto 4344 volte!