Cari amici di Roma, un albero non muore perché si secca dopo essere stato tagliato.
Un albero ‘muore’ nel momento in cui viene tagliato dai boscaioli, ma può durare mesi ancora rigoglioso e meraviglioso se trasportato coperto e imballato correttamente. Ma serve cura e attenzione.
Spelacchio non è un Pino come si è’ sentito in questi giorni da più parti. Spelacchio è un fantastico Abete Rosso e non ha radici fragilissime. Semplicemente non ha più le radici essendo stato tagliato come da sempre avviene nei boschi della Magnifica Comunità di Fiemme che coltiva i suoi boschi da mille anni.
Se Spelacchio è ‘morto’ per Roma non e’ però morto invano. Perché e’ un’occasione per spiegare a chi non conosce la cultura della montagna e dei nostri boschi come gli abeti rossi, i larici, gli abeti bianchi sono piante meravigliose, ma delicate che vanno trattate con rispetto anche e semplicemente per farne un albero di Natale.
Non solo. Spelacchio sarà ‘sepolto’. Sarà cioè spogliato e buttato via perché ormai brutto e secco. Ma attenzione, Spelacchio non merita di finire in qualche discarica come un rifiuto del nostro modello di vita consumistico.
Spelacchio merita una seconda possibilità perché trattasi di un abete pregiato che può dare preziosa materia prima per mobilifici e industrie della filiera del legno realizzando tavole e semilavorati col suo tronco, utilizzando le parti eccedenti del tronco e dei rami per ottenere prezioso Cippato di legno vergine adatto alla produzione di energia rinnovabile e sfruttando la sua corteccia profumata e ricca per abbellire i giardini della capitale durante l’inverno.
Perché spelacchio non è’ morto davvero.
Spelacchio Merita una seconda possibilità!
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Andrea Ventura
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