Don Giuseppe Grosselli a Tesero per una “vita trentina”

Da il 18 aprile 2017
don giuseppe grosselli

Venerdì 21 aprile 2017 – Sala Bavarese di Tesero con Roberta Gianpiccolo e Diego Andreatta.

La serata sarà allietata dal Coro Genzianella di Tesero

Don Giuseppe Grosselli è uno di quei preti che era “di frontiera” quando questa locuzione non era ancora in voga.

E’ uno di quei don che certo nella “cassetta degli attrezzi”, propria di ogni buon pastore d’anime, non si è mai fatto mancare Vangelo e Bibbia a segnargli la strada ma che la direzione l’ha sempre messa in rapporto, misurata, giorno dopo giorno, con la realtà degli uomini e delle donne incontrate.

Don Bepi è stato al “gioco” di “Vita Trentina”. Anche se c’è voluta la paziente opera di convincimento di Roberta Giampiccolo per vincerne la ritrosia. Perché, pensiamo, non è mica che a lui piacciano tanto celebrazioni e cose di questo genere.

Dalla lunga chiacchierata con la sua storica collaboratrice sono uscite oltre un centinaio di pagine, domande e risposte, inframmezzate da articoli e interventi prodotti nel corso degli anni su più di una rivista. E che fanno seguito ad altre pubblicazioni che sono più di una traccia del suo percorso, da quella sulla pastorale del lavoro al rapporto tra turismo e cultura, dai libri sui cori a quello dedicato alle chiesette alpine e all’andar in montagna dei preti, “con lo zaino”.

Non si tratta di una fredda biografia – sottolinea il direttore di Vita Trentina, Diego Andreatta – ma la rivisitazione a caldo di vicende epocali”. “Oggi – chiosa don Grosselli – ringrazio Dio che mi consente di vivere nell’era di Papa Francesco che mi insegna “a dirla tutta”, a “parlare come si mangia”, a “domandare perdono quando si sbaglia” ma anche a prendere l’iniziativa e a osare, per non svaporare tutto in chiacchiere o in ideologia”.

Per il prete che arriva dalla val di Cavedine (è nato a Calavino) e che è stato ordinato 66 anni fa, è un lungo raccontare. Da quando fu mandato in Alto Adige dietro a quei poveri cristi, diffidenti verso i preti, che venivano dal Polesine dopo l’alluvione del 1951 al ruolo di assistente delle Acli, dove tante donne iniziavano un loro cammino di emancipazione.

Dietro agli operai e ai sindacalisti che alla fine dei Sessanta chiedevano migliori condizioni di lavoro e di vita, dalla Michelin alla Laverda, dalla Prada alla Clevite, fino a beccarsi una denuncia, insieme a tanti altri, compreso un ministro della Repubblica, socialista, per essere entrato dentro lo stabilimento di lung’Adige Sanseverino senza tante autorizzazioni. Seguito, benevolmente, da monsignor Gottardi, un vescovo a cui deve molto, per sua stessa ammissione.

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