No a una disparità di trattamento tra i cittadini delle valli e quelli che vivono lungo l’asta dell’Adige
La riduzione dei costi del Sistema Sanitario Provinciale non deve significare la chiusura di servizi ospedalieri essenziali nelle valli: come primo atto del proprio mandato, il nuovo Consiglio per la Salute della Comunità Territoriale della Valle di Fiemme ha elaborato un documento chiaro e diretto che chiede agli amministratori provinciali garanzie sul futuro dell’ospedale di Cavalese, definito “presidio insostituibile a tutela della salute delle persone non solo della Valle di Fiemme ma anche delle vallate limitrofe”.
È il neopresidente della Comunità Territoriale, Giovanni Zanon, a firmare il testo inviato all’assessore alla salute Luca Zeni, al presidente Ugo Rossi e al direttore generale dell’Azienda per i Servizi Sanitari. Un documento lungo sei pagine: una panoramica dettagliata sui bisogni sanitari della valle. In primo piano il futuro del punto nascita: “Negli ultimi anni questo importante servizio è stato volutamente e sistematicamente depotenziato per ingenerare, come nel passato è stato fatto su Tione, quel clima di sfiducia per portare le donne a partorire a Trento, struttura peraltro già affollata e non in grado di accogliere le partorienti provenienti dalle valli – si legge nel documento-. È assolutamente necessario che l’organico dell’Unità Operativa sia riportato alla sua naturale dotazione con un direttore in grado di dare fiducia nella collettività e di far crescere professionalmente i propri collaboratori”.
Il Consiglio chiede garanzie e servizi di qualità anche per gli altri reparti e servizi dell’ospedale di Cavalese, dalla chirurgia al pronto soccorso, dalla rianimazione all’ortopedia, fino alla fisioterapia.Per garantire servizi sicuri e di qualità è necessario che vengano garantite le risorse umane, economiche e strumentali necessarie, non solo per l’attività strettamente ospedaliera, ma anche per i servizi ambulatoriali e di screening, tenendo conto della distanza geografica, nella consapevolezza “che è meglio spostare uno o pochi professionisti dalla città alle valli, piuttosto che molti utenti che quasi sempre devono essere accompagnati da un famigliare dalle valle alle città”.
Il Consiglio chiede quindi che siano rivisti i piani sul percorso di riorganizzazione ospedaliera “laddove tali atti comportano di fatto un evidente impoverimento dei servizi ospedalieri periferici”, in modo da “evitare disparità di trattamento tra i cittadini delle Valli e quelli che abitano lungo l’asta dell’Adige”. Viene poi richiesta una maggior partecipazione dei territori e degli amministratori locali nelle scelte di riorganizzazione dei servizi ospedalieri, anche attraverso una modifica normativa.
Il documento è chiaro: “Solo una sanità che tenga nella giusta considerazione le difficoltà del vivere in montagna potrà rendere i servizi sanitari (e sociali) maggiormente rispondenti alle esigenze del cittadino, garantendo stessi livelli essenziali di assistenza sanitaria e sociale su tutto il territorio provinciale. La sfida è quella di coniugare la diminuzione delle risorse con la necessità di garantire equità ed uguaglianza in un contesto sociale e territoriale profondamente diverso e il Consiglio della Salute di Fiemme in questo vuole essere protagonista”.
Cavalese, 22 agosto 2015
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