Due associazioni, DonnaInDifesa e Trentino Vivo, si confrontano con i ragazzi dell’Istituto Superiore “La Rosa Bianca” di Cavalese, in un incontro-confronto nella giornata dedicata alla forza delle donne e al NO contro la violenza di ogni genere.
Un’aula attenta, gremita di giovani uomini e donne che hanno dimostrato di avere voglia di capire, di confrontarsi e discutere di violenza e bullismo, temi caldi affrontati con serietà e impegno, proprio nella giornata del 25 novembre, dedicata alla violenza contro le donne.
Un modo diverso di dire la loro, iniziato con la proiezione in auditorium di un video musicale intitolato “Baci di Dama” realizzato dai ragazzi della 4 B scientifico (oggi 5° B) che ha vinto il premio della critica al concorso “Libertà Negli Occhi” indetto dalla CISL scuola Trentino 2018. Un progetto reso possibile grazie al Prof. Michele Malfer, Vicario dell’Istituto scolastico, al Preside prof. Marco Felicetti che ha condiviso la proposta fin dal suo esordio, ed all’attenta e delicata supervisione della professoressa Luisa Lembo.
Il Prof. Malfer in questa occasione, ha ricordato l’importanza della donna nella società, del rispetto e della dignità di ogni essere umano. Si è parlato con attenzione della cultura del rispetto, di dignità, libertà di esistere e di volersi bene, dove la mediatrice della mattinata, la dott.ssa Federica Giobbe, giornalista, scrittrice e presidente dell’Associazione DonnaInDifesa, (ideatrice del progetto preventivo nelle scuole di Fiemme) e la dott.ssa Laura Paternuosto, pedagogista esperta in violenza psicologica e di genere tra adolescenti e ragazzi, collaboratrice dell’associazione TrentinoVivo contro il bullismo nonché terapista e referente pedagogica per la famiglia, figli, adulti e giovani, hanno fornito ai ragazzi degli spunti ideativi su cui riflettere.
Obiettivo della mattinata: sensibilizzare i giovani a una cultura del rispetto reciproco finalizzato a prevenire la violenza nei vari contesti relazionali, soprattutto tra i banchi di scuola. Spazio anche a video e testimonianze, come quelle di Giuseppe Di Lorenzo, presidente dell’Associazione trentina TrentinoVivo contro bullismo e cyberbullismo, che lavora come volontario presso i carabinieri di Trento e da anni si occupa di prevenzione e sostegno, dopo esser uscito egli stesso da un’esperienza violenta di bullismo. “Bisogna parlare, non stare zitti.
Bisogna avere il coraggio di raccontare e farsi raccontare” ha ricordato Giuseppe parlando con emozione degli atti denigratori e irrispettosi subiti da piccolo, della prepotenza e il disagio, della vergogna e il dolore provato per le violenze sopportate, introducendo l’importante tema della possibilità di essere aiutati e soprattutto di denunciare, perché anche l’omertà e il non vedere è violenza.
L’associazione “DonnaInDifesa”, grazie all’intervento delle dott.sse Federica Giobbe e Maria Elena Zanocco, ha fornito suggestioni e strumenti utili per riconoscere la violenza psicologica, primo campanello di allarme della violenza di ogni genere; dove per reagire, occorre primariamente conoscere i meccanismi che la attivano. In questo tipo di violenza, infatti, la vittima si sente punita per giusta causa, sente di meritare le denigrazioni, gli insulti, le mancanze di rispetto e le punizioni. ”In genere la vittima ha bassi livelli di autostima e soprattutto non si rende conto della svalutazione che essa stessa dà alla sua vita. Questo tipo di violenza psicologica è forse la più temibile, perché avviene contro noi stessi e permette alla violenza nella coppia di svilupparsi.
Il partner carnefice, di solito insoddisfatto o frustrato, trova nel partner vittima uno sfogo alla sua rabbia con il mondo, ed in questo meccanismo perverso, si sente assolutamente giustificato (anche dalla remissività con cui la vittima ha già accettato tutte le forme psicologiche di violenza) ad isolarla dalla famiglia e dalle amicizie, così da poterla manipolare meglio, e dopo averle spezzato la volontà, l’autostima, può anche permettersi di spezzarle le ossa. In questi casi di violenza, a scuola, come a casa o tra le coppie, un corso di autodifesa personale è un buon aiuto, è un percorso pensato per fornire gli strumenti adatti a reagire innanzitutto sul piano psicologico e immediatamente dopo sul piano fisico.
Un rappresentante delle forze dell’ordine ha così affrontato il tema della difesa, della reattività e di quell’atteggiamento fisico e mentale che una persona può avere in situazioni di rischio. Le vittime, i luoghi e le situazioni non sono fattori esclusivamente casuali, ma sono in qualche modo pianificati da una mente criminale, per cui conoscendo le possibili dinamiche, si procederà nel capire l’importanza della conoscenza e della consapevolezza di se stessi e del contesto in cui ci si trova, con lo scopo di fornire strumenti e metodologie utili a prevenire quanto più possibile situazioni pericolose o potenzialmente tali.
Chi aggredisce non si aspetta sempre una reazione e quei momenti di destabilizzazione dell’aggressore, possono essere decisivi per salvarti la vita. Storie di vita, di frammenti di dolore, di esperienze che portate ai ragazzi de “La Rosa Bianca” hanno creato riflessioni e spunti importanti di crescita. Il progetto, sostenuto dalla Cassa Rurale di Fiemme e patrocinato dal Piano Giovani di Zona Ragazzi all’Opera, dalla Comunità Territoriale di Fiemme oltre che dal Comune di Cavalese, ha riscosso un grande successo con la promessa di un remake l’anno prossimo, stessa data, stesso posto, stesso target giovanile. Non sono mancate, nonostante il tema forte, momenti di ilarità e simpatia in un clima di condivisione che ha reso questa mattinata un rilevante momento di scambio.
Federica Giobbe Cavalese, 26 novembre 2019
Ph by prof. Fabio Dellagiacoma
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