In relazione alle notizie riportate dalla stampa sull’andamento della discussione avvenuta ieri in Consiglio provinciale riguardo ai punti nascita, riteniamo corretto, come Gruppo consiliare provinciale dell’Unione per il Trentino, fornire alcune precisazioni.
Innanzitutto ci preme ricordare come la questione legata al mantenimento degli ospedali di Valle e dei punti nascita non sia una battaglia delle opposizioni bensì un tema considerato da sempre fondamentale dalla maggioranza e dall’Upt e sul quale stiamo lavorando e impegnandoci da tempo per trovare soluzioni concrete, anche sentendo e coinvolgendo I cittadini, come dimostrano le 50.000 firme consegnate al Presidente Rossi e all’Assessora Borgonovo Re alla fine del 2014.
Nelle scorse settimane voci provenienti da Roma parevano voler ridurre la questione ospedali e punti nascita ad una mera questione matematica – I famigerati 500 parti all’anno – anziché considerarne il significato di efficienza e vicinanza ai cittadini ed in particolar modo la necessità di garantire alle donne trentine in procinto di diventare madri piena attenzione e sicurezza, come avviene invece in realtà vicine alla nostra – leggi Austria, Germania e Svizzera- che hanno fatto scelte più flessibili e ragionevoli, mettendo in secondo piano i freddi coefficienti numerici.
Sempre della maggioranza è stata la proposta di incontrare la Ministra Lorenzin a Roma e trovare un modo per superare gli standard imposti per i punti nascita laddove vi siano determinate caratteristiche territoriali – come in Trentino – e si è concretizzata grazie alle sollecitazioni del Gruppo Upt, supportate delle analisi svolte durante il convegno proposto dall’Assessore Gilmozzi a Trento assieme al gruppo parlamentari amici della montagna.
Inoltre la proposta avanzata ieri sera in consiglio dal cons. Pietro De Godenz che chiedeva di presentare al ministero il modello di rete dei punti nascita del Trentino come progetto pilota nazionale deriva da una relazione precedentemente preparata dall’Upt e già condivisa in maggioranza da cui è poi derivato l’emendamento, letto dal Vicepresidente Olivi, con cui si chiedeva alla ministra Lorenzin la possibilità di sperimentare in Trentino un progetto pilota capace di coniugare – a prescindere dal numero di parti – le questioni di sicurezza del percorso nascita, con quelle dei rischi legati a distanze e orografia del territorio montano.
Ma a fronte di questa proposta, (quale punto da inserire come elemento di vera innovazione nella mozione della Lega) e la richiesta di votare per parti separate la premessa ed i singoli punti della mozione, la Lega ha detto no, ben sapendo che mai avremmo potuto votare le premesse ed alcuni punti introdotti strumentalmente per fare demagogia; il tutto tanto per poter strumentalizzare la cosa e dire: ecco … Votano contro!
Questa è una politica dei furbetti, di bassissimo livello, altro che bene della gente!
Noi facciamo la nostra parte senza pretese di essere più bravi o migliori degli altri, ma non possiamo accettare strumentalizzazioni di sorta. Una soluzione se la troveremo la troveremo con la maggioranza, non inseguendo le facili e strumentali polemiche di questa minoranza.
Di certo il Gruppo consiliare provinciale dell’Unione per il Trentino seguiterà a lavorare, come ha sempre fatto, per garantire ai propri concittadini la possibilità di continuare a vivere nei territori di montagna, vedendosi riconosciuti il diritto alla cura e all’assistenza da qualsiasi parte della nostra provincia essi provengano.
Ass. Mauro Gilmozzi
Ass. Tiziano Mellarini
cons. Gianpiero Passamani
cons. Pietro De Godenz Pietro
cons. Mario Tonina
Premesso che, la deliberazione della Giunta provinciale n.2114 dd 05.12.2014 “Indirizzi per il riordino della rete ospedaliera” presenta al suo interno alcune tabelle contenenti il raffronto tra la configurazione attuale e quella futura degli ospedali di Trento, Rovereto, Tione, Arco, Cles, Cavalese, Borgo Valsugana rapportate al Pdm (Piano di miglioramento 2013-2015) per l’area ospedaliera. Per quanto concerne Cles, Tione e Cavalese si legge “Assetto dell’Area materno infantile da definire” mentre per Arco “Sale operatorie per…ginecologia H12”. Si ricorda che Borgo Valsugana ha già subito la chiusura.
Presso atto che, si punta alla chiusura dei punti nascita che presentano un numero di parti inferiori ai 500. A tal proposito, se da un lato il Presidente Rossi ha dichiarato prima dell’incontro a Roma con Lorenzin che «Al ministro non andremo a chiedere deroghe, ma modi più flessibili di applicare le regole… Noi chiederemo che si tenga conto di un conteggio (dei parti) su più anni», l’Assessore Borgonovo Re ha affermato che «Dopo le ultime dichiarazioni della ministra l’incontro non ha significato, visto che è assolutamente chiara la linea indicata».
Dato che, i servizi degli ospedali di Valle trentini sono sempre stati garantiti, dimostrando la loro efficacia, efficienza e professionalità, si ritiene doveroso e urgente trovare una soluzione intermedia, puntando anche sul numero molto basso di mortalità nei reparti maternità “alpini” e sulla sicurezza considerato che la percorrenza di lunghe distanze (vedi il caso della piccola Nicole a Catania) potrebbe avere conseguenze drammatiche. In questo modo si potrebbe garantire la presenza di tutti i punti nascita presenti nelle Valli.
Ricordato che, alla domanda “Ma se i suoi colleghi di giunta volessero assolutamente mantenere aperti i punti nascita oggi in discussione che farà? Si rimangerà la proposta?” la risposta dell’Assessore Borgonovo Re è stata “Non ho intenzione di farlo”. (http://www.partitodemocraticotrentino.it/articolo3921.html)
Constatato che, nella delibera del riordino dei servizi ospedalieri approvata dalla giunta provinciale non sussiste “un quadro completo delle funzioni ospedaliere, in grado di rappresentare con chiarezza il giusto bilanciamento tra gli standard sanitari, la situazione economica e la necessità di copertura del territorio tenendo conto delle peculiari condizioni geografiche di un territorio di montagna come il Trentino…” e “un assetto complessivo sui punti nascita…coinvolgendo nelle scelta anche i territori, i quali negli ultimi mesi si sono fortemente mobilitati sul tema raccogliendo oltre 50.000 firme a sostengo del mantenimento dei servizi negli ospedali periferici. Firme che sottoscrivono richieste che al momento non trovano nessuna risposta”.
Visto che, «Chi vive in montagna lo fa anche a beneficio degli altri, ma per mantenere la gente in montagna servono servizi e professionalità».
Tutto ciò premesso,
il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale
1)a prendere una posizione unitaria in Giunta provinciale sulla tematica, considerato che all’interno della maggioranza provinciale non vi è un quadro condiviso e ciò crea confusione nei cittadini; 2)a sollecitare, vista anche l’autonomia in materia sanitaria, il Ministro Lorenzin a prevedere una deroga a quanto disposto dall’Accordo Stato-Regioni dd 18.02.2011 tenendo “conto di un conteggio (dei parti) su più anni”, puntando anche sul numero molto basso di mortalità nei reparti maternità “alpini” e sulla sicurezza considerato che la percorrenza di lunghe distanze potrebbe avere conseguenze drammatiche (vedi il caso della piccola Nicole a Catania); 3)a individuare un assetto preciso e complessivo sui punti nascita “coinvolgendo nelle scelta anche i territori, i quali negli ultimi mesi si sono fortemente mobilitati sul tema raccogliendo oltre 50.000 firme a sostengo del mantenimento dei servizi negli ospedali periferici”..visto che «Chi vive in montagna lo fa anche a beneficio degli altri, ma per mantenere la gente in montagna servono servizi e professionalità».
Cons.Maurizio Fugatti
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Repinta la mozione Fugatti per il mantenimento dei punti nascita esistenti sul territorio, con De Godenz (Upt) a favore e il voto di astensione di Giuliani del Patt.
Dopo le 19.00 il Consiglio provinciale ha infine respinto La mozione proposta da Maurizio Fugatti (Lega) per il mantenimento dei punti nascita di Arco, Cles, Tione e Cavalese nella programmazione integrata delle politiche sanitarie e sociali, “visto che all’interno della maggioranza non vi è un quadro condiviso e ciò crea confusione nei cittadini e nelle strutture ospedaliere di valle”.
De Godenz (Upt) ha detto di condividere la mozione “perché i servizi indispensabili sul territorio vanno mantenuti”. Per questo ha concordato con Fugatti un emendamento che dimostri al governo nazionale la performance degli ospedali di valle del Trentino, “dove abbiamo il più basso tasso di mortalità in Europa”. Anche per i parti la nostra è una realtà virtuosa. De Godenz ha ricordato che in Austria e Svizzera i punti nascita restano aperti anche sotto i 500 parti. Si è appellato quindi a tutti i consiglieri perché chiedano il mantenimento di tutti i punti nascita in Trentino.
No delle minoranze all’emendamento proposto da Olivi.
Giuliani (Patt) vista l’importanza del tema ha chiesto un quarto d’ora di sospensione, al termine della quale il vicepresidente Olivi ha proposto un emendamento unico al dispositivo della mozione. Questo per chiedere al ministero della salute di valutare la possibilità che il Trentino sperimenti un progetto di conciliazione delle due fondamentali esigenze in gioco sui punti nascita: quella della sicurezza delle prestazioni sanitarie ospedaliere, e quella di garantire forme innovative di collaborazione (evitando riferimenti a soglie e a standard) per il funzionamento del servizio.
Il dispositivo suggerito dalla Giunta propone di sperimentare in Trentino un progetto pilota che coniugi le esigenze di sicurezza con quelle legate all’orografia dei territori di montagna.
Fugatti ha detto di apprezzare lo sforzo del vicepresidente Olivi e dopo aver valutato con le minoranze con un’altra breve sospensione la proposta, ha dichiarato di condividere il testo della Giunta senza però rinunciare ai 4 punti del dispositivo oltre all’emendamento De Godenz e al suo. Offerta respinta da Olivi considerando quello della Giunta l’emendamento unico e assorbente tutti gli altri punti ed emendamenti del dispositivo.
Bezzi (FI), d’accordo con Fugatti, ha chiesto perché dovremmo chiudere i punti nascita territoriali del Trentino, che è ciò che vuole la gente, quando in altri Paesi vi sono soglie meno restrittive per il mantenimento di questi servizi.
Cia (Civica) ha accusato la politica della Giunta di privare le strutture sanitarie di professionalità e quindi di servizi. Se i parti sul territorio erano sicuri ieri non vedo perché oggi non dovrebbero più esserlo. A questo punto De Godenz (Upt) ha chiesto a Fugatti di accettare la proposta di Olivi che esprime un’apertura della Giunta e ottenere un risultato perseguito da tutti. Altrimenti ce ne andremo via tutti stasera con una mezza sconfitta.
Giuliani (Patt), unendosi all’appello rivolto da De Godenz a Fugatti, ha chiesto di non considerare il problema dal punto di vista politico ma in funzione dell’interesse di tutta la comunità. Se così non sarà, la maggioranza dovrà riportare in aula una propria mozione sullo stesso argomento.
Viola (Pt) si è detto “basito” perché i primi due punti del dispositivo della mozione Fugatti, chiedono semplicemente alla Giunta di prendere una posizione unitaria sull’argomento punti nascita evitando di confondere su questo tema i cittadini, e di tener conto dei 50 mila trentini che hanno firmato petizioni popolari per il mantenimento di questo servizio sui territori. Il punto è che la Giunta se chiede di stralciare il primo punto deve spiegare perché non ha una posizione unitaria. E se vuole lo stralcio del secondo deve spiegare ai 50 mila trentini che la salvaguardia dei punti nascita nelle valli non interessa.
Nelle dichiarazioni di voto Fugatti ha ribadito la scelta di non rinunciare ai punti del proprio dispositivo, mentre Cia ha chiesto di promuovere e non di penalizzare e di svuotare dei punti nascita le strutture ospedaliere del territorio.
Alla fine la mozione è stata respinta con 10 voti a favore, tra i quali anche quello di De Godenz dell’Upt, 14 contrari e un astenuto (Giuliani del Patt).
Antonio Girardi
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