Sala gremita martedì 6 ottobre a Cavalese per l’incontro organizzato dalla Comunità Territoriale della Valle di Fiemme e dall’Istituto Comprensivo di Cavalese sui corsi alla relazione di genere proposti alle scuole trentine, medie e superiori, dalla Provincia di Trento.
Presente l’assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari che ha spiegato che non si tratta di corsi finalizzati all’educazione sessuale e affettiva, percorsi affidati da anni all’azienda sanitaria, ma di momenti formativi volti a educare ad una corretta relazione tra maschi e femmine, con l’obiettivo di superare gli stereotipi, di valorizzare i veri talenti di ogni ragazzo e ragazza e di combattere la violenza di genere.
I relatori presenti alla serata (Barbara Poggio del Centro studi interdisciplinari di genere, Luciano Malfer dell’Agenzia per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili e Chiara Tamanini dell’Iprase) hanno illustrato dati che testimoniano come le scelte scolastiche e lavorative siano ancora condizionate da aspettative sociali e di come, nonostante i maggiori successi scolastici, le donne a parità di prestazione professionale guadagnino in media il 10% in meno rispetto agli uomini. Anche i dati sulla violenza sulle donne evidenziano come il problema sia di grande attualità: 613 le violenze denunciate nel 2013, tenendo conto che, secondo l’Istat, le denunce rappresentano appena il 10% dei casi reali.
I corsi della Provincia, organizzati in collaborazione con IPRASE (l’istituto provinciale che si occupa dell’aggiornamento dei docenti), Agenzia della Famiglia e Università di Trento, sono attivi già da 4 anni. Vengono presentati ai genitori degli alunni prima del loro inizio e vi partecipa anche un insegnante di classe, in un’ottica di trasparenza e dialogo tra scuola e famiglia.
Sara Ferrari, coadiuvata dagli interventi degli altri relatori, ha spiegato che l’obiettivo di questi percorsi è quello di far ragionare i ragazzi sulle differenze, non per annullarle ma per far capire che queste differenze non portano a un diverso valore della persona: essere donna non vuol dire valere meno di un uomo, nonostante molti condizionamenti sociali vadano ancora in questa direzione.
Non sono mancate le contestazioni da parte di alcuni genitori che non si sono accontentati delle rassicurazioni dell’assessora e degli altri relatori sul fatto che nessuna cosiddetta teoria gender verrà portata nelle aule. A loro si è rivolto anche il dirigente scolastico di Cavalese, Marco Felicetti, che ha posto l’accento sulla professionalità e la serietà degli insegnanti, messa in dubbio da chi ha diffuso le voci che hanno creato allarme e preoccupazione in merito ai corsi.
Soddisfatti per la serata i due assessori della Comunità di Valle, Elisa Sardagna e Michele Malfer, organizzatori dell’incontro: “Crediamo sia stata un’importante occasione per capire quali sono i reali obiettivi e le modalità dei percorsi formativi sulla educazione alla relazione di genere. Siamo convinti che molti genitori siano tornati a casa rassicurati dalle spiegazioni ricevute e, speriamo, con una rinnovata fiducia nella scuola e negli insegnanti”.
Monica Gabrielli
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CAVALESE. Sala gremita l’altra sera per l’incontro organizzato dalla Comunità Territoriale e dall’Istituto Comprensivo di Cavalese sui corsi alla relazione di genere proposti alle scuole trentine, medie e superiori, dalla Provincia. Presente l’assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari che ha spiegato che non si tratta di corsi finalizzati all’educazione sessuale e affettiva, percorsi affidati da anni all’azienda sanitaria, ma di momenti formativi volti a educare ad una corretta relazione tra maschi e femmine, con l’obiettivo di superare gli stereotipi, di valorizzare i veri talenti di ogni ragazzo e ragazza e di combattere la violenza di genere. Non sono mancate le contestazioni da parte di alcuni genitori che non si sono accontentati delle rassicurazioni dell’assessora e degli altri relatori sul fatto che nessuna cosiddetta teoria
gender verrà portata nelle aule. A loro si è rivolto anche il dirigente scolastico di Cavalese, Marco Felicetti, che ha posto l’accento sulla professionalità e la serietà degli insegnanti, messa in dubbio da chi ha diffuso le voci che hanno creato allarme e preoccupazione in merito ai corsi.
(Articolo da Il Trentino 8 ottobre 2015)
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Marco Bozzetta
10 ottobre 2015 at 08:59
Io ero personalmente presente alla serata, ed essendo padre di due bambini piccoli sono molto interessato all’argomento. Sono rimasto soddisfatto dalle spiegazioni dell’assessora Ferrari e degli esperti presenti, credo che se i presupposti sono quelli spiegati all’incontro possa uscirne una buona cosa. Alcuni probabilmente non hanno capito, perché alla fine forse non vogliono capire…
Ciò che trovo di cattivissimo gusto è la strumentalizzazione politica che ne è nata, non è di certo la prima volta che succede. Questo certifica di quanto la politica sia lontana dalle reali esigenze dei cittadini, e di come molte persone non si facciano scrupoli ad usare tutte le occasioni possibili per screditare ed offendere gli “avversari” a prescindere da tutto. Probabilmente in futuro bisognerebbe lavorare nelle scuole anche su questo, per diminuire l’aggressività fra le persone, altro che gender! Questo aiuterebbe molto i nostri i figli a crescere in un ambiente sereno, ma soprattutto ad essere loro stessi conviventi di una società migliore!
Marco Bozzetta
anna
10 novembre 2015 at 00:11
Anch’io ero presente alla serata e non sono uscita per niente rassicurata,anzi. Da una assessora che esordisce dicendo che si sente piu realizzata come donna da quando viene chiamata assessora e non assessore penso che ha dei problemi, perchè se basta una vocale per fare la differenza siamo messi male,l’altra esperta che mi parla della favola la bella addormentata nel bosco che trasmette il messaggio alle femmine belle e addormentate penso che veramente abbiamo una bassissima considerazione di cosa significa essere donna e non la brutta copia degli uomini come spesso accade. Penso che il rispetto dovrebbe essere parte integrante della scuola e non maschi verso femmine ma verso tutti: alti, bassi, magri,grassi e per fare questo non servono corsi specifici e studi di genere. Per quanto riguarda gli studi di genere consiglierei a tutti quelli che sono interessati di andare a vedere il paradosso norvegese di Harald Eia, visto che in Norvegia sono 30 anni che fanno questi studi e allora perchè investire denaro pubblico e non utilizzare gli studi fatti da altri? Tornando alla serata ho respirato un clima di violenza verbale verso chi non la pensava come l’assessora indipendentemente dalla parte politica che rappresentava e questo, sinceramente non mi è sembrato nè democratico, nè liberale. Da genitore dico che è tempo e ora che noi genitori ci riappropriamo il diritto dovere di educare noi i nostri figli perchè ,anche su questo, vogliono farci credere che, sempre di più, noi non siamo in grado di educare e abbiamo bisogno degli “esperti”. Allora io mi chiedo chi meglio di noi conosce i nostri figli? Come madri li abbiamo tenuti in pancia, allattati.Insieme ai nostri mariti, compagni li abbiamo visti crescere giorno per giorno, abbiamo parlato, riso,litigato con loro.Chi più di noi ha un legame d’amore con i nostri figli. Sbagliamo come genitori? Si, tutti i giorni, ma tutti i giorni siamo comunque al loro fianco e non per una lezione, ma per tutta la vita. Quindi ben venga che la scuola ci affianchi in questo percorso, ma mai che si sostituisca a noi. Per questo sono fermamente convinta che prima di far entrare qualsiasi tipo di “esperto” in classe ci deve essere l’autorizzazione dei genitori e il percorso deve essere chiaro e non nebuloso come è stata la serata con l’assessora. Una parola per gli insegnanti:tanti di voi sono stupendi, sono veramente dei buoni educatori, vi prego non smettete di usare la vostra testa e il vostro cuore nella relazione con i nostri figli.