Impostato attorno al 1960, il primo bacino di decantazione della miniera di Prestavèl a Stava aveva raggiunto già nel 1963 i 9 metri di altezza indicati nella domanda di autorizzazione quale altezza massima del rilevato. E, nonostante l’immane disastro che il 9 ottobre di quell’anno spazzò via Longarone, l’argine continuò a crescere raggiungendo, nel 1985, un’altezza complessiva, fra primo e secondo bacino, di oltre 50 metri.
Il senatore Franco Panizza, nel suo intervento alla seduta del Senato in ricordo della tragedia del Vajont e parlando anche di Stava, centra il nocciolo della questione affermando che
…queste tragedie sono frutto della “modernizzazione repentina e disordinata”, sono state prodotte “dall’incuria dell’uomo, da istituzioni irresponsabili e conniventi, da dirigenti miopi, da una corsa acritica verso una modernità scellerata e senza progresso.
Quanto è successo al Vajont e a Stava dovrebbe servire a far in modo che le scelte circa le attività economiche e industriali siano oggi scelte complessive, che valutano cioè anche le conseguenze di lungo termine sull’ambiente e sulla sicurezza delle popolazioni. Sono queste le “lezioni del Vajont e di Stava” che vorremmo siano d’insegnamento perché non si ripetano incidenti, grandi o piccoli, legati all’uso improprio del territorio e all’uso imprudente dell’acqua per scopi industriali ed economici in genere.
9 ottobre 2013 Ulteriori informazioni su www.stava1985.it
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