Ricostruire un teatro non è infatti un’ arida operazione architettonica. Ricostruire un teatro significa riallacciare i fili con un processo complessivo di crescita culturale e sensoriale di un dato gruppo sociale, nella consapevolezza della centralità della cultura per qualsiasi prospettiva di sviluppo. Ricostruire un teatro vuol dire riscoprire il valore della bellezza, ben sapendo che l’ uomo non può dimenticare la sua dimensione spirituale e, tanto meno, smettere di cercare un significato nelle cose.
Nel celeberrimo romanzo di Antoine de Saint Exupèry, “Il piccolo Principe”, compare una sentenza straordinaria: “L’ essenziale è nascosto agli occhi !” Si tratta di una lezione di sapienza magistrale e che dice del ruolo della cultura, nella vita di ognuno di noi, perché essa coniuga l’ imprescindibile esperienza del vedere e del raccontare, con il rimando essenziale all’ immaginario. E cos’ altro è un teatro, se non il luogo dove quest’ incontro fra immagine, parola e pensiero, si realizza quasi come un incantesimo ? Si viene così a creare, negli attimi della scena, un virtuoso circolo che dall’ occhio passa alla mente e di lì al cuore. Dall’ osservare e dall’ udire si attingono così elementi che il pensiero elabora e consegna alla fantasia e quei pensieri, talora, sono talmente forti da accompagnarci per tutta la vita, segnando di sé il nostro esistere.
Ecco perchè ha un senso ricostruire un teatro, dare cioè ancora vita all’ arena del simbolico, dentro la quale inscrivere il significato dei gesti del quotidiano, la profondità dei sentimenti umani, il carattere della propria identità e la forza delle passioni. Queste sono, d’ altronde ed in altre parole, l’ arte e la cultura, cioè quelle chiavi che, da sempre, contribuiscono a dischiuderci mondi che sono altrimenti preclusi alla sola razionalità. Basta rifletterci un attimo solo.
La nostra vita, i nostri pensieri, le nostre aspirazioni non sarebbero di sicuro gli stessi, se noi non avessimo mai potuto bearci di un paesaggio di Bruegel o di un ritratto di Velasquez, così come dei versi di Dante, delle note di Bach o del teatro di Shakespeare. Ed allo stesso modo, noi tutti saremmo ben più aridi se la nostra fantasia non avesse mai potuto nutrirsi delle favole e dei romanzi, così come delle commedie e delle tragedie che, fin dalla notte dei tempi, hanno scandito ed ancora ritmano il nostro incedere dentro il sempre incerto futuro che si dischiude allo sguardo di ogni giorno. E’ l’ antica lezione della classicità, che aveva compreso l’ eccezionale funzione del teatro quale specchio della vita e scrigno delle memorie indispensabili. E dentro quella lezione sta il miracolo vero della cultura, strumento essenziale alla costante ricerca del bello che rende la nostra esistenza degna, che ci eleva al rango di uomini e che ci emancipa dal rischio di ridurci, come diceva Leonardo, a meri “transiti di cibo”.
Ecco perché ricostruire un teatro ha oggi un senso forse ancor più profondo che in passato, perché alla fine, come insegna Dostoevskij, “solo la bellezza potrà salvarci”.
Michele Malfer, Vice Sindaco Comune di Cavalese
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