Speravamo davvero che il 2015, l’anno del trentesimo anniversario della catastrofe di Stava, potesse essere archiviato solo nel segno della presa di coscienza e di consapevolezza che ha caratterizzato le innumerevoli iniziative organizzate per commemorare la memoria delle Vittime e per diffondere conoscenza a ogni livello circa la genesi, le cause e le responsabilita’ della catastrofe, per far sì che disastri analoghi dovuti al crollo di bacini di decantazione dei fanghi residuati della lavorazione mineraria non debbano ripetersi e non siano morti invano i 268 uomini, donne e bambini uccisi il 19 luglio 1985 in val di Stava.
L’esposizione del percorso didattico e gli incontri informativi al Parlamento Europeo, alla Camera dei Deputati e al Consiglio della Regione Trentino/Alto Adige, la “tre giorni” di alta formazione scientifica svoltasi a Stava, le innumerevoli conferenze e momenti d’incontro presso varie Associazioni culturali e Istituti universitari in Italia e all’estero, le migliaia di visitatori al Centro di documentazione di Stava e lungo il sentiero della memoria sul monte Prestavel, il messaggio di sincera vicinanza e solidarieta’ del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i tanti servizi televisivi, gli articoli e i commenti pubblicati dalla stampa locale e nazionale redatti con convinta partecipazione, i giovani di Tesero e della valle pronti ad assumersi il compito della memoria attiva: tutto questo e altro ancora ci aveva fatto sperare che questo 2015 potesse essere ricordato solo per il messaggio positivo e di speranza che nasce da un’esperienza concreta, drammaticamente vissuta.
Ma il 2015 verra’ ricordato purtroppo anche per il disastro avvenuto il 5 novembre nella regione di Minais Gerais in Brasile a seguito del crollo di due bacini di decantazione dei fanghi residuati della lavorazione del ferro con la distruzione del villaggio di Bento Rodriguez, decine di morti, di feriti e dispersi, una colata di fanghi tossici di oltre 60 milioni di metri cubi che e’ arrivata all’oceano dopo più di tre settimane lasciandosi dietro oltre 500 chilometri di devastazione e morte, distruggendo l’intera flora e fauna del Rio Doce e privando dell’acqua potabile più di 250 mila persone.
“Stava – scrive il Presidente Mattarella nell’articolo pubblicato il 19 luglio sul Quotidiano L’Adige – e’ diventata il simbolo di un modo gravemente sbagliato di concepire l’attivita’ economica, il profitto, il rapporto con l’ambiente, la valutazione dei rischi. Un modo che mi auguro sia stato definitivamente consegnato al passato”. Purtroppo così non e’ ancora, neppure trent’anni dopo Stava.
Continueremo ad operare con rinnovato impegno per far capire a chi ha responsabilita’ e a chi domani dovra’ prendere delle decisioni che possono generare catastrofi che non la ricerca del profitto immediato deve essere al centro del nostro agire, ma la coscienza delle nostre personali responsabilita’, il rispetto della vita e dell’ambiente.
Grati per il Suo sostegno, auguriamo buon Natale e felice anno 2016.
Carlo Dellasega Graziano Lucchi vicepresidente presidente
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