Lunedì 8 luglio farà tappa a Tesero la Staffetta podistica ininterrotta organizzata dall’Associazione Polisportiva Dopolavoro Ferroviario di Udine per onorare, nel 50° anniversario del disastro del Vajont, la memoria delle Vittime del Vajont, di Stava, del Gleno e di Molare.
I podisti che partecipano alla Staffetta deporranno un mazzo di fiori davanti al monumento dedicato alle 268 Vittime della catastrofe di Stava. La cerimonia si terrà lunedì 8 luglio 2013 alle ore 10 nel cimitero di San Leonardo a Tesero.Lunedì 8 luglio farà tappa a Tesero la Staffetta podistica ininterrotta organizzata per onorare, nel 50° anniversario del disastro del Vajont, la memoria delle Vittime del Vajont, di Stava, del Gleno e di Molare
Alle 10 nel cimitero di San Leonardo la deposizione di un mazzo di fiori davanti al monumento dedicato alle 268 Vittime della catastrofe della val di Stava
In occasione del 50° anniversario del disastro del Vajont, il Gruppo Podistico dell’Associazione Polisportiva Dopolavoro Ferroviario di Udine organizza una Staffetta podistica ininterrotta per onorare la memoria delle Vittime del Vajont, di Stava, del Gleno e di Molare.
I disastri del Vajont (1910 morti il 9 ottobre 1963 a seguito di una frana nel bacino idroelettrico del Vajont), di Stava (268 morti il 19 luglio 1985 a seguito del crollo delle discariche di miniera di Prestavèl), del Gleno (oltre 350 morti il 1° dicembre 1923 per il crollo di una diga in provincia di Bergamo) e di Molare (oltre 100 morti il 13 agosto 1935 per il crollo di una diga in provincia di Alessandria) sono i più gravi disastri industriali ed ambientali avvenuti in Italia a causa dell’uso imprudente dell’acqua per scopi economici. L’ultimo disastro di questo tipo in ordine di tempo è quello della ferrovia della val Venosta in Alto Adige che, il 12 aprile 2010, è costato la vita a 9 persone.
La Staffetta podistica ininterrotta si svolgerà dal 7 al 12 luglio 2013 con partenza alle 19 di domenica 7 luglio dalla diga del Vajont. Dopo una sosta al cimitero di Fortogna, dove riposano le Vittime del disastro del Vajont, i podisti raggiungeranno Tesero nelle prime ore di lunedì 8 luglio. Alle 10 è prevista la deposizione di un mazzo di fiori davanti al monumento dedicato alle 268 Vittime della catastrofe di Stava nel cimitero di San Leonardo e l’incontro con gli esponenti dell’Associazione 19 luglio Val di Stava e della Fondazione Stava 1985 Onlus.
Dopo Tesero i podisti proseguiranno la corsa verso Vilminore di Scalve, dove arriveranno il giorno successivo. L’arrivo a Molare è previsto nel tardo pomeriggio di mercoledì 10 luglio. Sulla fase di rientro e gli atleti raggiungeranno nuovamente Longarone, dove la corsa si concluderà nel pomeriggio di venerdì 12 luglio.
I 23 podisti che daranno vita alla Staffetta hanno in programma di percorrere di corsa ben 1078 chilometri superando, fra gli altri, i passi di San Pellegrino e del Tonale e toccando le città di Belluno, Pavia, Alessandria, Piacenza, Cremona, Verona, Vicenza e Treviso. I podisti saranno accompagnati da una carovana di 14 camper.
La Staffetta podistica ininterrotta dell’Associazione Polisportiva Dopolavoro Ferroviario di Udine è inserita nel programma delle iniziative per l’anniversario della catastrofe della Val di Stava che ricorre il 19 luglio prossimo e che sarà dedicato quest’anno al Beato Karol Jòzef Wojtyla nel 25° anniversario della sua visita a Tesero e a Stava.
Il disastro del Vajont
Alle 22,39 del 9 ottobre 1963 una frana di circa 270 milioni di metri cubi di roccia e detriti si staccò dalle pendici del monte Toc e precipitò nel bacino artificiale del Vajont, provocando un’onda che cancellò in pochi secondi il territorio sul versante opposto alla frana e a valle dell’invaso. La stima più attendibile delle vittime è di 1910 morti.
Hanno portato alla catastrofe tre fondamentali errori umani: l’aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l’aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l’allarme la sera del 9 ottobre per attivare l’evacuazione delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione.
Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la prevedibilità di inondazione e di frana e per omicidio colposo plurimo.
Il disastro della val di Stava
Erano le 12.22’55” del 19 luglio 1985 allorché 180.000 metri cubi di acqua e fango sprigionatisi a seguito del crollo delle discariche della miniera di fluorite di Prestavèl travolsero la valle di Stava, provocando la morte di 268 persone e ingenti danni materiali e ambientali.
Il procedimento penale si è concluso nel maggio del 1992 con la sentenza definitiva di condanna a carico di dieci imputati riconosciuti colpevoli dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo
La causa del crollo è stata individuato nella cronica instabilità delle discariche, e in particolare della discarica superiore che crollò per prima, che non possedevano coefficienti di sicurezza minimi necessari per evitare il franamento.
In oltre 20 anni le discariche non furono mai sottoposte a serie verifiche da parte delle società minerarie o a controlli da parte degli Uffici pubblici cui compete l’obbligo del controllo a garanzia della sicurezza delle lavorazioni minerarie e dei terzi.
Il disastro del Gleno
Il 1° dicembre del 1923 un’immane tragedia causata dal crollo della diga del Gleno sconvolse la Valle di Scalve in provincia di Bergamo. In circa mezz’ora sei milioni di metri cubi d’acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1500 metri di quota fino al lago d’Iseo. I morti furono 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti.
Erano le 7 e 15 di mattina quando il pilone centrale della costruzione cedette e le acque sbarrate dalla diga si riversarono nella vallata sottostante, fuoriuscendo da una bocca larga una sessantina di metri. Il primo borgo a essere colpito fu Bueggio. L’enorme massa d’acqua, preceduta da un terrificante spostamento d’aria, raggiunse poi l’abitato di Dezzo, composto dagli agglomerati posti in territorio di Azzone e in territorio di Colere, che andò praticamente distrutto.
Prima di raggiungere l’abitato di Angolo l’enorme massa d’acqua formò una sorta di lago e a tutt’oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell’acqua nella gola della via Mala.
L’abitato di Angolo rimase praticamente intatto, mentre a Mazzunno vennero spazzate via la centrale elettrica e il cimitero. La fiumana discese quindi velocemente verso l’abitato di Gorzone e proseguì verso Boario e Corna di Darfo, seguendo il corso del torrente Dezzo e mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga la massa d’acqua raggiunse il lago d’Iseo.
La diga era stata realizzata fra il 1916 e il 1923, era lunga 260 metri e doveva contenere sei milioni di metri cubi d’acqua raccolti in un lago artificiale che si estendeva su una superficie di 400.000 metri quadrati, alimentato dai torrenti Povo, Nembo e da affluenti minori. La diga ad archi multipli, realizzata a 1500 metri d’altitudine, sarebbe dovuta servire per produrre energia elettrica nelle centrali di Bueggio e di Valbona.
Dal processo, che si tenne dal gennaio 1924 al luglio 1927 e si concluse con la condanna del titolare della società concessionaria e del progettista, emerse che i lavori erano stati eseguiti male e in economia e che il controllo da parte del Genio Civile era stato svolto in modo approssimativo e superficiale.
Il disastro di Molare
Alle 13 e 15 del 13 agosto 1935, a seguito di un violento nubifragio, una delle due dighe che formava il grande invaso idroelettrico di Molare in Valle Orba (provincia di Alessandria) collassò insieme a una porzione di terreno sul quale era fondata. L’ondata che si riversò violentemente verso valle causò la morte di numerose vittime, calcolate tra 110 e 115 persone, e provocò danni gravissimi ai sottostanti centri abitati di Molare, Ovada, Silvano d’Orba, Capriata d’Orba, Predosa e Castellazzo d’Orba.
La struttura idraulica cedette sotto la spinta di una massa d’acqua e fango stimata tra i 20 e 25 milioni di metri cubi. L’ondata che si generò percorse tutta la vallata travolgendo ogni cosa che trovava sul suo percorso: un vicino ostello, la centrale elettrica (evacuata in tempo), numerosi ponti stradali e ferroviari e intere borgate poste nelle vicinanze dell’asta fluviale. L’ondata raggiunse la cittadina di Ovada in circa 20 minuti.
La prima diga venne ultimata nel 1926 e denominata Diga Principale. Si decise in seguito di innalzare il paramento della diga di altri 13 m per aumentare la capienza dell’invaso ma questa decisione generò un grande problema: in un punto del perimetro del futuro lago, ad alcune centinaia di metri a ovest della Diga Principale, l’avvallamento di due crinali formava una sella (Sella Zerbino) che si sarebbe trovata ad una quota inferiore rispetto alla quota di massimo invaso. L’acqua quindi avrebbe potuto tracimare riversandosi nel sottostante Torrente Orba.
Fu costruito quindi uno sbarramento secondario costituito da un muro di lunghezza sommitale di 110 metri e altezza di 14 metri. Tale sbarramento fu progettato e costruito in modo sbrigativo senza il supporto di adeguate indagini geologiche.
Nonostante le gravissime distruzioni ambientali e l’alto numero di vittime, nel processo che seguì il disastro i responsabili della progettazione e costruzione della diga secondaria furono scagionati da qualsiasi colpa.
Le celebrazioni nell’anniversario della catastrofe della Val di Stava
Lunedì 8 luglio 2013
ore 10 – Tesero – Cimitero delle Vittime adiacente alla Chiesa di San Leonardo deposizione di un mazzo di fiori al monumento in memoria delle Vittime della val di Stava da parte dei partecipanti alla Staffetta podistica ininterrotta organizzata, nel 50° anniversario del disastro del Vajont, dal Gruppo Podistico dell’Associazione Polisportiva Dopolavoro Ferroviario di Udine per onorare la memoria delle Vittime delle catastrofi del Vajont, di Stava, del Gleno e di Molare
Mercoledì 17 luglio 2013
ore 20 – Tesero – Chiesa di San Leonardo Santa Messa in memoria del Beato Karol Wojtyla nel 25° anniversario della sua visita a Tesero e a Stava
Giovedì 18 luglio 2013
ore 20.30 – dalla località Pesa in Val di Stava Via Crucis con arrivo alla Chiesetta della “Palanca”
Venerdì 19 luglio 2013, anniversario della catastrofe
ore 10 – Tesero – Chiesa Parrocchiale Santa Messa di Suffragio e processione con preghiera al Cimitero delle Vittime adiacente alla Chiesa di San Leonardo
a seguire – Stava – Chiesetta “la Palanca” Deposizione di un mazzo di fiori al monumento dono delle Popolazioni del Vajont per iniziativa degli Alpini delle Sezioni ANA di Tesero e Longarone
ore 16.00 – Stava – Centro di documentazione della Fondazione Stava 1985 Onlus Assemblea dell’associazione culturale “19 luglio Val di Stava”
ore 21.00 Tesero – Teatro Comunale Serata dedicata al Beato Karol Wojtyla nel 25° anniversario della sua visita a Tesero e a Stava con il concerto dell’ensemble d’archi del Conservatorio “Claudio Monteverdi Chamber” di Bolzano e la proiezione di brani del filmato “Un Papa in ginocchio” della Sede Rai di Trento
Il Centro di documentazione a Stava è aperto al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.
Il 19 luglio il Centro è aperto dalle 13 alle 15.30 e dalle 18 alle 20.
Su prenotazione fuori dall’orario d’apertura: tel. 0462 814 060 – 347 1049 557 – info@Stava1985.it
Il sentiero della memoria sul Monte Prestavèl richiede 2/3 ore di facile camminata.
La guida è in vendita presso il Centro di documentazione e le APT della Valle
www.stava1985.it
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